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Empowerment

Da Bologna un progetto per combattere la povertà mestruale

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
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Pubblicato il 08.03.2023 alle 9:40

Si chiama Tanya Puncuh, è cresciuta in Zimbabwe e  ha una mission: combattere la povertà mestruale in Africa. Grazie anche alla collaborazione con Gucci, è riuscita a creare un progetto di ethical business sostenibile.

La povertà mestruale è uno dei temi raramente affrontati soprattutto nel continente africano. A parte essere un tabù, esistono problemi legati a costi. Nell’arco della vita, una donna utilizza circa 15 mila dispositivi per le mestruazioni, il che diventa anche un problema ambientale da gestire. Il 10% delle plastiche trovate sulle spiagge è composto da assorbenti che hanno un tempo di cinquecento anni per biodegradarsi. Non da ultimo, una recente inchiesta pubblicata su The Economist , ha sollevato interrogativi sul contenuto degli assorbenti. Un’organizzazione chiamata Korean women’s environment ha pubblicato la testimonianza di oltre tremila donne che avevano avuto cicli più brevi e dolori mestruali forti usando certi assorbenti. Nel 2020 un chimico ambientale di New York ha testato 43 campioni di assorbenti e ha trovato tre bisfenoli, cinque parabeni e cinque ftalati. Non esistono molte ricerche in questo settore ed escluso componenti cancerogene o veramente pericolose, sugli altri elementi c’è molta “discrezione” rimandando al semplice “possono causare pruriti ed altri fastidi”. 

Padding Africa, per combattere la povertà mestruale

Per risolvere tutti questi problemi, una donna, Tanya Puncuh, nata a Londra, cresciuta in Zimbabwe e oggi residente a Bologna, nel 2017 ha creato Padding Africa. “Mio figlio aveva già sedici anni e voleva vedere la terra dove ero cresciuta così organizzammo un viaggio in jeep, io e lui da soli, attraversando otto paesi, dallo Zambia, allo Zimbabwe passando per il Botswana”. Sono quei viaggi che cambiano la vita e così è stato per Tanya. “Portai mio figlio a fare volontariato in una riserva che si occupa di proteggere i rinoceronti”. Un giorno, visitando il villaggio di Wedza due ore a sud di Harare, dove si trovava la riserva, conobbe The Nunwa mothers sewing group. Era un gruppo di donne che cuciva assorbenti per la comunità del villaggio. Il colpo di fulmine. Tanya si appassiona al loro progetto e prende atto di una problematica che fino ad allora aveva ignorato, quella della povertà mestruale. Molte ragazze in Africa perdono giorni di scuola a causa delle mestruazioni e devono impostare la propria vita attorno a questo fattore biologico. “Decisi di fondare Padding Africa per sostenere la diffusione di assorbenti sostenibili prodotti da quel gruppo di donne per creare un business sostenibile per la comunità”. Nel villaggio Tanya conobbe molte ragazze che avevano sogni come studiare all’estero e creare un business attorno agli assorbenti, poteva essere una soluzione per generare profitti. “All’inizio pagai io l’acquisto dei loro assorbenti e iniziai a distribuirli, ma successivamente portai le donne del villaggio con me a vendere i loro prodotti nei mercati in Zimbabwe e Zambia”. Fu un’esperienza arricchente per le donne di The Nunwa mothers sewing: presero atto che ai mercati si potevano vendere assorbenti oltre che frutta e verdura. Con i soldi raccolti hanno potuto acquistare delle macchine per cucire e altra stoffa per continuare la produzione. 

E poi arrivò il Covid

Con il Covid il progetto si è arenato, Tanya non sapeva come sostenerlo finanziariamente. Poi un’altra delle sue idee vincenti. “Contattai Gucci per sapere se potevano darmi tessuti di scarto per creare degli assorbenti da far poi assemblare a Prato”. Nasce così She’s eve, un ethical business il cui ricavato va a supportare Padding Africa. “Gli assorbenti lavabili non sono un grande business in Italia, ne sono consapevole, ma la collaborazione con Gucci ha aiutato a dare visibilità al progetto ed alcuni di questi prodotti li vendiamo in Zambia, ma anche in un negozio di New York e qualche farmacia di Bologna”. La sua mission, combattere la povertà mestruale, salvaguardare l’ambiente e la salute intima delle donne utilizzando prodotti naturali o biodegradabili, è tutt’altro che facile, ma Tanya non si perde d’animo. “La prossima settimana sarò a New York, vorrei avviare un progetto pilota con alcuni alberghi”. Quante volte è capitato di viaggiare e non voler uscire dall’albergo alla ricerca di una farmacia per trovare assorbenti? “Potrebbe essere più semplice se gli alberghi avessero a disposizione dispositivi mestruali e soprattutto quelli di She’s Eve, contribuirebbero da un lato ad aiutare la clientela, dall’altro a sensibilizzare sul tema della povertà mestruale”.

Se questa rimane ancora un’idea da sviluppare, a febbraio sarà in Zambia per sviluppare un progetto di community empowerment al Conservation Lower Zambesi.  Tanya accompagnerà le ragazze di Wedza in Zambia per creare sinergie con le donne del posto e vendere i loro prodotti. “La cosa che mi colpisce sempre è che queste donne, con i soldi guadagnati dal business, reinvestono i proventi nella loro comunità acquistando quello serve, non solo per la propria famiglia”. 

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