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Immagine principale di: Il modello di Haier: “RenDanHeYi” per un nuovo umanesimo organizzativo
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Empowerment

Il modello di Haier: “RenDanHeYi” per un nuovo umanesimo organizzativo e per disegnare il nostro futuro del lavoro

Stefano Besana
Di Stefano Besana
Digital e Future of Work Leader di EY, dove dirige anche il centro di esperienze trasformative wavespace, Stefano si occupa da oltre 12 anni di trasformazione organizzativa, digitale ed evoluzione dei modi di lavorare verso scenari maggiormente aperti, collaborativi, efficaci e partecipati.
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Pubblicato il 23.09.2021 alle 9:00

Di modelli organizzativi differenti, meno gerarchici, basati su sistemi distribuiti, in grado di auto-organizzarsi e sull’efficacia e l’importanza delle reti, abbiamo scritto altre volte all’interno di questo spazio. Esistono, però, organizzazioni che hanno evoluto ulteriormente queste riflessioni e le hanno estese in modo eco-sistemico.

Che cos’è il modello RenDanHeyi?

È possibile immaginare un modo di fare impresa? È la sfida che ha lanciato – e in parte vinto – Haier, famosa casa cinese produttrice di elettrodomestici con oltre 80mila dipendenti, sistematizzando il concetto di platform e introducendo un nuovo modo di concepire il lavoro, rivoluzionando completamente le modalità di relazione dell’azienda con il mercato esterno. Zhang Ruimin, il CEO di Haier, ha – infatti – coniato un termine cinese che è la crasi di tre concetti fondamentali: RenDanHeYi. Cerchiamo di capire, insieme, la logica che ne sta alla base. 

“Ren”. Le persone

Il termine si riferisce ai partecipanti (dipendenti o collaboratori esterni) che sono parte dell’azienda. Haier è, infatti, un’impresa con molteplici livelli di contribuzione, dove le persone possono – a vario titolo – collaborare indipendentemente dal loro grado di relazione con l’azienda. Le barriere organizzative tra interno ed esterno dell’impresa cessano, in questo modo, di avere senso. Come direbbe anche Mihály Csíkszentmihályi, teorico ungherese del Flow: “Un’organizzazione ideale è quella in cui le potenzialità di ciascun lavoratore trovano spazio di espressione.”

Due sono le principali rivoluzioni che Haier ha introdotto su questo piano: 

  1. Distanza zero dal cliente, connettendo i dipendenti dell’azienda direttamente al cliente finale. 
  2. Tutti siamo imprenditori, basando la propria forza su un network di microimprese autonome.

“Dan”. L’ordine

È il mantra dell’azienda, il cardine del modello, e rappresenta la necessità di costruire valore per l’utente finale. Deve essere quello che ci guida, quello che orienta tutte le nostre attività quotidiane. Haier abilita esperienze. All’interno di Haier, infatti, la classica piramide organizzativa non esiste e viene rimpiazzata da un network di oltre 4000 microimprese (piccole cellule che impiegano 10-15 persone). Ognuna di queste microimprese ha una autonomia decisionale su tre linee principali: 

  1. Strategia: decidendo che tipo di partnership formare e quale percorso scegliere per se stessa. 
  2. Persone e organizzazione: decidendo come lavorare, chi assumere e come gestire la propria forza lavoro. 
  3. Reward: decidendo come gestire retribuzioni, premi, carriera delle proprie persone. 


“HeYi”. La combinazione

Che intende l’incrocio tra il valore per l’utente finale, per il cliente e per i partecipanti, per i dipendenti. L’azienda crea quindi valore per tutto l’ecosistema e per la società in modo allargato migliorando l’esperienza utente e creando profitto per le microimprese che la compongono. 

Nelle stesse parole di Zhang: “Con il modello RenDanHeYi possiamo davvero entrare in quella che possiamo definire l’età della rete, dei network. Ma l’aspetto della ‘rete’ in sé non è quello maggiormente rilevante. L’aspetto più significativo è, piuttosto, quello che riguarda il fatto che non possiamo più delegare ai dipendenti la crescita o fare empowerment con loro. È arrivato il momento che ogni dipendente diventi il proprio stesso capo. Anche Peter Drucker ci ha detto un tempo che ‘ognuno di noi può essere CEO’. E se ognuno agisse come se fosse il CEO, tutti noi cresceremo in modo collettivo come impresa, e non saremo solamente dipendenti da alcune persone chiave, vincolati alla loro presenza e performance. È così che con il modello RenDanHeYi cessiamo di riferirci all’impresa con la metafora della piramide, dell’impero e diveniamo molto più simili a una foresta pluviale (una piattaforma aperta e interconnessa). Ogni impero, inevitabilmente collasserà e vedrà la sua fine. Una foresta pluviale – dall’altra parte – può sostenersi per sempre.”

Quale futuro ci aspetta? 

Qual è, dunque, la lezione che possiamo trarre dal modello RenDanHeYi? È chiaro che il mondo del lavoro sta cambiando, modelli partecipati, distribuiti, basati su reti ed ecosistemi sono sempre più frequenti e diffusi. Si tratta di modalità che reinterpretano il futuro del lavoro rimettendo al centro le persone e il valore, non solo – e non più – per la singola azienda e i propri shareholder, ma per l’intero ecosistema societario in cui l’impresa è inserita. 

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