Un po’ come il genio, la leadership innata va considerata un mezzo mito. Eppure se è vero che si può diventare ottimi manager attraverso la pratica e l’impegno, è anche vero che esistono alcuni tratti caratteriali che si scontrano direttamente con ciò che una persona in una posizione di potere dovrebbe saper fare. Passiamole in rassegna.
- Non ama rischiare
Un leader sa che per vincere deve scommettere. A costo di perdere. - Non è particolarmente empatico
È peggio non essere competenti o non essere in grado di calarsi nei panni degli altri, ascoltare e dare una mano? La verità è che capacità di dialogo e compassione è più importante per un leader della fierezza. - Non porta a casa risultati
Lo conoscete quel detto, giusto? La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Che non contano nulla senza i fatti. - Porta a casa i risultati barando
Invece un grande leader conosce il valore dell’impegno, e il sapore amaro di una vittoria conseguita con l’inganno. - È indifferente
Avere a cuore la causa definisce un ottimo condottiero la cui tempra morale e il cui senso etico dovrebbero essere inattaccabili. - È interessato al potere, non all’obiettivo
Perché la sua grande opera, in definitiva, è se stesso. - Marginalizza alcuni a favore di altri
E così facendo costruisce un ambiente competitivo e/o rassegnato in ufficio. - Fa promesse che non mantiene
Perché parla tantissimo, ma fa molto poco. - Segue le regole e ha paura di infrangerle
Invece l’innovazione è fatta di errori: l’importante è rialzarsi quando si cade. - Spreme il talento degli altri, ma non lo riconosce mai
È tipicamente avido di complimenti. - Si prende tutto il credito
E non offre riconoscenza a nessuno. - È un autocrate
Crede di essere l’unico in possesso delle qualità necessarie alla leadership (che non ha)