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Empowerment

Come trovare il coraggio di parlare quando qualcosa non va

Claudio Gagliardini
Di Claudio Gagliardini
Nato a Roma nel 1970, manca per pochi decenni la natività digitale, ma recupera con insospettabile freschezza alla fine degli anni ‘90 dopo numerose esperienze in ambito turistico-ricettivo, in giro per l’Italia. Il demone del web s’insinua in lui agli esordi della Rete nel Bel Paese, fino a diventare una professione, con l’avvento dei media sociali e del web 2.0, che integra l’impegno sino a quel momento speso in comunicazione e marketing per-digitali. Oggi è consulente, formatore e relatore in marketing e comunicazione, con particolare specializzazione sui social media e sulle opportunità offerte dalla Rete. Socio e co-fondatore di seidigitale.com [...]
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Pubblicato il 17.03.2020 alle 11:10

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Capita spesso di criticare le persone troppo dirette, quelle che non riescono a contenersi e che sembrano Vietcong appostati sull’albero in attesa di poter “sparare” la loro opinione senza troppi riguardi. Non meno pericolosa è però la schiera foltissima dei “professionisti del non detto”; persone che solitamente etichettiamo come educate, riservate, taciturne, ma dietro le quali si nascondono molte differenti identità e caratteri, difficili da esplorare e quasi sempre impossibili da intercettare.
Dietro quei non detti si celano molti più rischi e problemi che opportunità, e questo vale in famiglia, tra amici e ancor più sul lavoro, dove quei silenzi pesano come macigni e fanno perdere tempo e soldi, oltre che rodere il fegato di chi li consuma.

Abbandonare questa attitudine è spesso frutto dell’esperienza, ma in un mondo così veloce aspettare i capelli bianchi per dire la propria è un limite imperdonabile; una zavorra che ci impedisce di ottenere i risultati che vorremmo e che ostacola in modo drammatico la ricerca del nostro spazio e della nostra credibilità.

Dire o non dire? Questo è il dilemma…

“Chi non fa non falla”, recita un vecchio proverbio, cui fa da contraltare “sbagliando s’impara”. In mezzo a questi due estremi c’è un universo intero di atteggiamenti, caratteri, propensioni, attitudini e traiettorie di vita da esplorare. Qual è la strada giusta? La risposta non sarebbe così difficile, se ogni volta sapessimo davvero dove vogliamo arrivare, ma quasi sempre non è così.
Sul lavoro, ad esempio, chi sa cosa vuole ed ha un briciolo di intelligenza sa già quando gli conviene tacere e quando invece deve parlare, ma in questi casi si tratta soltanto di strategia. Chi non vive la propria vita e lavoro come dei progetti da realizzare, obiettivo dopo obiettivo, vittoria dopo vittoria, dovrebbe invece sempre contare fino a cinque, prima di aprire bocca o di tenerla serrata. Oppure no?
Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle ormai venti anni fa sembra aver portato via con sé molti dei meccanismi che tenevano a freno le persone e le loro emozioni. Con essi ha portato via molto altro e, se parliamo di lavoro: il posto fisso e sicuro, le mansioni rigide e ben definite, le carriere lineari e così via. Possiamo ancora permetterci il lusso di non dire, in un ambiente VUCA (Volatile, Incerto, Complesso e Ambiguo) come questo?

Chi tace acconsente

No, non siete capitati alla fiera dei vecchi proverbi e dei luoghi comuni, ma è proprio così che funziona. Nel non detto si cela la nostra incapacità di prendere posizione, di esporci, di metterci la faccia. Qualcosa che in passato ha fatto arrivare in alto molti “yes man” e molti taciturni, ma che ora ha un sapore completamente diverso. Oggi i tempi di azione e reazione sono ridotti all’osso e la tecnologia ha stravolto ogni abitudine e cliché.
In questa nostra “WhatsApp society” contare fino a cinque è un lusso che solo pochi possono permettersi e, soprattutto, ogni non detto è controbilanciato da decine di informazioni che passano in tempo reale su tutti i possibili strumenti di comunicazione. Oggi chi non dice è destinato a soccombere, ad accettare, a subire.

Questo non significa che si debba sempre e comunque parlare, né tanto meno che si possa farlo a vanvera, sperando che ciò che si dice non abbia esiti peggiori di un eventuale silenzio.

Ciò che dobbiamo sapere è che il non detto a prescindere non è più sostenibile e ci mette quasi sempre nella condizione di non poter affrontare ciò che ci circonda. Il motivo è semplice: ciò che non diciamo non resterà al sicuro dentro di noi, proprio perché una grande fetta delle persone da cui siamo circondati non se ne starà in silenzio mentre noi tacciamo. Non necessariamente lo faranno per crearci dei problemi o per ostacolarci,ma perché viviamo in un’era in cui è impossibile non comunicare. Basti pensare, ad esempio, alle spunte dei servizi di messaggistica per capire come si stia in effetti comunicando anche quando si decide di non farlo: ha letto il messaggio ma non risponde è già un grande classico.

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