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Empowerment

Sviluppo personale: quali sono gli obiettivi e come sceglierli

Silvio Gulizia
Di Silvio Gulizia
Scrittore, giornalista e consulente di comunicazione. Ha lavorato venti anni nel giornalismo, come cronista prima ed esperto di tecnologia e innovazione poi, scrivendo per quotidiani e riviste. Questo l’ha portato a collaborare con acceleratori di startup e fondi di venture capital. Attualmente cura comunicazione ed eventi per il fondo Pi Campus. Dal 2015 scrive vivereintenzionalmente.com, una newsletter dedicata a pratiche per allineare le proprie azioni con le proprie intenzioni.
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Pubblicato il 06.07.2021 alle 10:03

C’è un momento nella vita di tutti noi in cui decidiamo di fare un salto di qualità. Nel lavoro, negli hobby, nella vita di coppia, o più in generale sentiamo il desiderio di diventare una versione migliore di noi stessi. È in quel momento lì che scopriamo lo sviluppo personale, ci domandiamo di che si tratti, e ci rendiamo conto che altro non è che impegnarsi a raggiungere determinati obiettivi.

Cosa significa sviluppo personale

Sviluppo personale è un termine derivato dall’inglese personal development, ma crescita personale sarebbe una traduzione migliore. Crescere però è un verbo che colleghiamo ai bambini più che a noi adulti. Tutt’al più lo usiamo per le persone che consideriamo infantili. Nei confronti di queste, crescere significa imparare a stare al mondo, imparare cose del mondo. O più semplicemente crescere è imparare. Se hai dei figli, sai che i bambini rivedono spesso gli stessi cartoni e amano ripetere gli stessi giochi e le stesse pantomime. È così che imparano: rivedendo e cercando qualcosa che non sanno in quello che vedono, fino a che non hanno imparato tutto. Come facciamo noi quando studiamo un brano al pianoforte o ripassiamo una presentazione per un meeting di lavoro. Non a caso poi diciamo “non si smette mai di imparare”, che poi significa non si smette mai di crescere. Quando smetti di crescere inizi a invecchiare. Disimparando quello che hai imparato. Rimbambendoti.

Perché ti servono degli obiettivi

Un bambino non ha obiettivi. Per lui il mondo é un gioco. Non ha bisogno di perché, perché i suoi perché ce li ha dentro di sé. Vuole divertirsi e imparare. Possibilmente le due cose insieme. E non sempre è consapevole della seconda. Crescendo, questa motivazione si affievolisce perché iniziamo a dare molte cose per scontate e pensiamo di non dover imparare più nulla, fino a che non incontriamo una situazione in cui è necessario compiere un passo in avanti. Siccome oramai siamo “cresciuti”, abbiamo bisogno di darci degli obiettivi per continuare a crescere. L’obiettivo più importante resta però il perché, quello che ci motiva a darci continuamente degli obiettivi. È sulla base di questo perché, che spesso ha a che fare con il nostro ikigai, la nostra ragione per essere al mondo, che poi definiamo i nostri obiettivi. Il nostro perché è l’immagine che abbiamo di noi al termine del nostro percorso di sviluppo personale.

Come si costruisce un obiettivo di sviluppo personale

Un progetto di crescita personale è strutturato solitamente in quattro parti:

  • la visione, ovvero il nostro perché;
  • il piano, e cioè gli obiettivi che ci poniamo e come vogliamo raggiungerli;
  • lo sviluppo, definito dai progressi che compiamo ogni giorno;
  • la revisione, quotidiana e periodica del percorso condotto.

Gli anglosassoni usano un acronimo, smart, per definire gli obiettivi. Ho elaborato questo acronimo per ampliarne il significato:

  • Specifico e Strategico, ma anche Semplice.
  • Misurabile e Motivante.
  • Allineato con i nostri valori e orientato all’Azione.
  • Raggiungibile, Rilevante e orientato ai Risultati.
  • Temporalmente definito e Tracciabile.

Volendo semplificare, un obiettivo è smart (che in italiano significa intelligente) se ci motiva ad agire e ci indica i progressi che stiamo compiendo. Dimagrire non è un obiettivo. Perdere mezzo chilo alla settimana per un mese è un obiettivo. Mangiare cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno e una sola di carboidrati per sei giorni alla settimana per un mese comincia a essere un obiettivo smart.

Gli obiettivi per un piano di crescita personale

A livello macro, un piano di sviluppo personale si articola in tre aree: mente, corpo e spirito. La mente comanda, il corpo esegue, lo spirito ci definisce e ci connette con tutto il resto.

Gli obiettivi classici che ci si dà quando si intraprende un percorso di crescita personale sono:

  • salute, per recuperare da un infortunio o risolvere problemi cronici;
  • professione, perché sentiamo l’esigenza di acquisire nuove conoscenze per ottenere una promozione, cambiare lavoro, o semplicemente aumentare il nostro valore;
  • relazioni personali, che spaziano dalla vita coniugale a quella famigliare, ma si estendono anche al gruppo di amici e al lavoro.

Questi obiettivi sono però limitati alle prime due sfere dello sviluppo personale: personale e relazionale. C’è poi la terza sfera, quella spirituale, su cui spesso si inizia a lavorare solo successivamente, ma che è bene non lasciare indietro perché tiene insieme il tutto, che si sia credenti o meno, e indifferentemente da quello in cui si crede. La meditazione, nel suo aspetto più laico, è spesso lo strumento consigliato per iniziare a lavorare in questa direzione.

Ecco altri obiettivi comuni nei piani di crescita personale:

  • time management, ovvero imparare a gestire il proprio tempo per riuscire a spenderlo in quello che si desidera;
  • intelligenza emotiva, per comprendere meglio se stessi e gli altri;
  • resilienza, per imparare ad affrontare i momenti difficili;
  • ascoltare attivamente, per comprendere meglio gli altri e le situazioni che stiamo vivendo;
  • sviluppare un growth mindset, ovvero trasformare ogni problema in un’opportunità, utilizzare le critiche per motivarsi, pensare a quello che non sappiamo come a qualcosa che possiamo imparare e così via;
  • lettura, per imparare cose nuove o semplicemente offrire al nostro cervello uno strumento di relax attivo anziché passivo come la TV;
  • imparare a parlare in pubblico, utile sul lavoro così come nella cerchia degli amici,
  • incontrare persone nuove o spendere del tempo a coltivare relazioni esistenti.

Come iniziare un percorso di sviluppo personale: la regola delle 5 ore

Il modo migliore per iniziare a occuparsi della propria crescita personale ce lo suggerisce l’imprenditore e inventore Benjamin Franklin, a cui si attribuisce la regola delle 5 ore. Ovvero, spendere 5 ore alla settimana in lettura, riflessione e sperimentazione. Sembrano tante, ma sono un’ora al giorno nei giorni lavorativi e si possono spezzettare in sessioni di breve durata.

La lettura ci consente di imparare cose nuove, rilassarci, e stimolare il cervello. Un libro giusto è anche un ottimo motivatore. Si può leggere appena svegli, prima di andare a letto, o bloccare del tempo sul lavoro per farlo. Audiobook e podcast sono due surrogati che non sostituiscono la lettura, se non eccezionalmente, ma la completano.

Bloccare del tempo per riflettere su o rivedere quello che vogliamo, come vogliamo raggiungerlo, cosa abbiamo fatto e perché, come stiamo spendendo il nostro tempo, quali sono i problemi che ci stanno bloccando e così via è la pratica migliore per comprendere quali siano i passi da compiere nel nostro percorso di crescita personale. È possibile riflettere e condurre revisioni all’interno di un diario, associando così il beneficio della scrittura, che stimola la riflessione, l’analisi e rende oggettivi, oppure correndo o camminando in un parco, prendendoci contemporaneamente cura del nostro corpo ed esponendo il cervello a un paesaggio naturale che ne stimola l’associazione di idee. Funziona bene anche sotto la doccia, e in generale in tutti quei momenti morti in cui ci affidiamo allo smartphone come passatempo.

Sperimentare è il naturale risultato della combinazione delle due precedenti attività. Basta ascoltare il proprio cuore, la propria testa, o in generale la propria vita, eventualmente indagando le relazioni fra gli eventi passati in cerca di quel fil rouge che lega tutto, e poi sperimentare. Sperimentare non significa provarci, ma ridurre al minimo, se non addirittura cancellarla, la preparazione, iniziare un progetto pensando al fallimento come all’opportunità per imparare qualcosa, e analizzare i risultati che da esso si ottengono. L’importante in questo caso è rimanere focalizzati sui miglioramenti che vogliamo ottenere e avere pronto un piano B.

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