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Innovazione e Sostenibilità

Non solo big brand: il telefonino africano alla conquista del mondo

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
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Pubblicato il 08.09.2016 alle 14:10

Ho appuntamento con Thulani Khoza in un bar di Johannesburg, a Rose Bank. Sono seduto al tavolo e vedo arrivare un giovane ragazzo con due valige in mano, «scusa il ritardo, vengo da Capetown e sto ripartendo per Durban» mi dice con un gran sorriso porgendomi la sua creazione in anteprima. Di cosa si tratta? Di T Touch smartphone, il primo cellulare interamente progettato e realizzato in Africa, in Sudafrica per la precisione. Prima di Thulani nel 2012 in Congo, l’azienda VMK aveva provato una strada simile con Elica, un telefono progettato in Africa ma prodotto in Cina,  mentre questa volta invece è tutto realizzato a Nelspruit (350 km ad est di Johannesburg).

T Touch smartphone è il primo cellulare interamente progettato e realizzato in Africa

Anche se il mercato degli smartphone è in crescita bisogna osservare che i consumatori sembrano sempre più fedeli ai big brand, Samsung e Apple in testa, ma questa analisi non sembra spaventare Thulani che lancerà T Touch phone a fine settembre. «Abbiamo già 1,3 milioni di ordini, direi che c’è ancora spazio in questo mercato» afferma con decisione.

brand tagliata

Thulani Khoza con il suo T Touch smartphone

La storia di Thulani inizia all’Università quando studiava ingegneria informatica alla Wits University di Johannesburg. «Un giorno mi sono posto questa domanda: perché devo essere obbligato a comprare telefoni coreani, inglesi o americani? Ho cominciato così a studiare i sistemi Ios e Android, ho visto che c’era un gap tecnologico da colmare e ho lavorato su quello, ottenendo una via di mezzo».

L’idea nasce nel 2008 e arriva a compimento solo adesso perché, ci racconta Thulani, la parte più difficile di questo progetto è stata lavorare sulla sicurezza e protezione dei dati che ha richiesto molto impegno. Adesso che T Touch ha superato tutti i test è pronto per essere lanciato.
Esternamente lo smartphone si presenta a metà fra un Samsung e un iPhone anche se il software deriva da uno sviluppo personalizzato di Android. Esiste per esempio la possibilità di attivare contemporaneamente fotocamera posteriore e anteriore per selfie contestualizzati nel luogo in cui ci troviamo. Inoltre la livrea dello smartphone può essere personalizzata ad hoc per ogni singolo cliente.

T Touch avrà un range di prodotti che partono da 35 euro fino al top della gamma a 500 euro

Perché in un mercato che sembra quasi saturo Thulani dovrebbe aver successo? Sicuramente il fattore prezzo sarà determinante. Mentre i big brand sono costretti a mantenere prezzi alti in ogni parte del mondo (un Samsung S7 costa la stessa cifra in Sudafrica e in Italia), T Touch ha più flessibilità e avrà un range di prodotti dal più economico a 499 Rand (circa 35 euro) fino al top della gamma da 7.000 Rand (circa 500 euro).

L’azienda di Thulani Khoza, la Thules Telecom, oggi impiega 89 persone fra progettazione, marketing e produzione. All’inizio T Touch sarà distribuito nei punti vendita dell’operatore telefonico Telecom ma l’idea è quella di costruire un franchising per distribuire i propri prodotti.

Thulani ha un aereo da prendere, deve incontrare alcuni investitori che lo stanno supportando ma prima di partire gli chiedo quali siano i suoi obiettivi di lungo periodo. «Non credere che l’obiettivo sia solo vendere telefoni, vorrei essere d’ispirazione ad altri imprenditori africani che hanno idee da sviluppare. Perché l’Africa ha tante risorse ed io, per quello che potrò, mi metto a disposizione di chi ne avesse bisogno».

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