Online e offline sono già una cosa sola e presto ce ne accorgeremo
Non bisognerà aspettare l’era dei cyborg per accorgerci che online e offline non sono dimensioni diverse, ma un tutt’uno che presto ci apparirà indistinguibile. Già oggi, del resto, disponiamo di gran parte delle tecnologie e di molte occasioni per comprendere che questo distinguo è insensato, oltre che errato. La strada che vediamo sul navigatore della macchina, ad esempio, è già quella che ci scorre sotto le ruote e i cartelli stradali fisici offline non hanno niente di diverso da quelli virtuali online, che sono molti di più e spesso addirittura più fruibili, ma che svolgono esattamente la stessa funzione e che, oltretutto, non abbatteremo, semmai dovessimo uscire di strada. Del resto, anche i cartelli stradali fisici sono qualcosa che aumenta la nostra percezione; gli incroci esistono da quando esistono le strade e già da allora erano pericolosi, ad esempio. Averli nella doppia versione offline e online è oggi necessario perché non tutti sono connessi, ma presto spariranno dalle strade e li vedremo soltanto attraverso la nostra vista aumentata da occhiali o parabrezza da realtà aumentata.
Virtuale è reale
Ci apparirà tutto chiarissimo quando avremo dispositivi che non dovremo più prendere in mano e che saranno meno ingombranti di uno smartphone o di un tablet, come ad esempio gli occhiali da realtà aumentata. Allora, in modo quasi naturale, vedremo ciò che non possiamo ancora toccare con mano, o che semplicemente non serve toccare, già prima dei famigerati chip e impianti neurali di cui si parla diffusamente già da anni e che molti temono.
Una rivoluzione che gli antichi cartografi potevano soltanto immaginare, perché una mappa era allora soltanto una rappresentazione ottimisticamente verosimile della realtà, disegnata o stampata su carta, mentre oggi tutto ciò che vediamo attraverso i nostri dispositivi è frutto di fotografie satellitari e di rilevazioni accuratissime, è online, interattivo, connesso, in molti modi “ancorato” al mondo fisico e, pertanto, tutt’altro che virtuale.
Il solo distinguo, ovviamente, resterà ancora per un po’ correlato alla fisicità degli oggetti, che presto tuttavia supereremo attraverso dispositivi e interfacce che ci permetteranno di toccare, di annusare e di gustare anche ciò che fisico non è, ma che non per questo non esiste o non è reale.
Verso un mondo aumentato
Che differenza ci sarà più, allora, tra un oggetto reale e uno virtuale?
Poche, forse quasi nessuna, poiché saranno entrambi reali, tangibili, collocabili nello spazio a nostro piacimento e addirittura fruibili, al punto che distinguere ciò che è fisico da ciò che non lo è diventerà difficile, se non addirittura impossibile. E comunque sarà spesso superfluo, se non addirittura inutile.
Cosa dobbiamo dunque aspettarci nei prossimi mesi e anni?
A breve la velocità e il ritmo dei cambiamenti si alzeranno e assisteremo ad uno strappo tecnologico che ci porterà dritti verso una nuova era. Alcuni parlano oggi di metaverso, ma probabilmente ciò a cui assisteremo sarà qualcosa di diverso da quel modello e da quell’idea. Sarà, molto più probabilmente, “Internet of Everything”, un mondo iperconnesso in cui la realtà virtuale uscirà dai visori ciechi che ci immergono oggi nel mondo immaginario della virtual reality e abbraccerà quella mixed reality che già oggi, in alcuni contesti e ambiti, riesce a coniugare la realtà virtuale con la realtà aumentata.
Una realtà mista in cui la dimensione fisica offline e quella “virtuale” online si sovrapporranno in modo definitivo, restituendoci un mondo che a quel punto avrà meno bisogno degli oggetti fisici: del loro ingombro, del peso, della materia e dell’energia che serve per costruirli, della filiera che serve per portarli dalle fabbriche alla città e nelle case. La dematerializzazione smetterà allora di fare il vuoto attorno a noi, di portarci via gli oggetti che amiamo e cui siamo abituati, per restituirli a noi in una dimensione nuova, non più intangibile, ma perfettamente fruibile attraverso i nostri sensi, aumentati dalla tecnologia. Riavremo così i nostri amati vinili, ad esempio, anche se per un po’ potremo vederli e toccarli soltanto attraverso appositi dispositivi in grado di aumentare i nostri sensi.
Figli di una nuova era
Quando questo accadrà saremo in qualche modo paragonabili agli uomini descritti nel Mito della caverna di Platone, benché la situazione sarà completamente ribaltata. Quegli uomini, incatenati nella penombra della caverna, sperimentavano infatti una realtà fortemente limitata dalla loro condizione di prigionia e di oscurità; l’uomo aumentato del futuro, al contrario, che vivrà fuori della caverna e nel mondo, percepirà come reale e tangibile ciò che non lo è, almeno rispetto alla dimensione e nel modo che per millenni abbiamo conosciuto e sperimentato.
Saremo allora come delle formiche disegnate in 2D su un foglio, che altro non potrebbero percepire se non le sole dimensioni del pezzo di carta sul quale “vivono”; chi di loro, un bel giorno, riuscisse a staccarsi dalla carta e ad alzarsi in piedi, seppure rimanesse piatta com’è potrebbe finalmente godersi lo spettacolo inimmaginabile di quella terza dimensione, che prima di allora avrebbe potuto eventualmente percepire soltanto nei suoi punti di intersezione con il proprio mondo piatto.
A breve scopriremo, cioè, nuove dimensioni in cui gli oggetti virtuali, che prima potevamo soltanto guardare attraverso uno schermo o un visore, improvvisamente saranno per noi tangibili e in grado di svolgere funzioni che andranno oltre quelle meramente informative e decorative. Quegli oggetti, oltre che tangibili, potranno allora muoversi nello spazio e interagire con quelli reali, purché questi siano a loro volta intelligenti, connessi, dotati di sensori e di capacità autonome di movimento.
Uomini aumentati dalla tecnologia
Per vivere tutto ciò non dovremo attendere secoli, ma decenni, non ci servirà un avatar e uno spazio virtuale, ma dispositivi indossabili capaci di tradurre nel linguaggio dei nostri sensi gli input che arrivano dagli oggetti “virtuali” online, in una realtà mista online/offline che prima o poi ci sembrerà del tutto indistinguibile da quella reale, come del resto sarà.
Cosa accadrà quando ci saremo abituati a tutto questo?
Niente di diverso di ciò che è accaduto a chi abbia vissuto la transizione dal cinema e dalla tv in bianco e nero a quelle a colori. Niente di più di ciò che ha vissuto chi si è trovato a poter volare su un aereo, dopo millenni in cui nessuno aveva potuto staccarsi da terra. Tutto ciò che era prima di allora, ci sembrerà figlio dell’ignoranza dei tempi passati e dell’incapacità di quegli uomini, non aumentati dalla scienza e dalla tecnologia, di vedere ciò che in realtà esisteva anche allora, ma che essi non potevano ancora immaginare e tanto meno percepire.
Online e offline, reale e virtuale, sono già una cosa sola. La nostra evoluzione, aiutata dalla tecnologia, ci sta permettendo di comprenderlo e presto non avremo più alcun dubbio.