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Innovazione e Sostenibilità

Social street: usciamo dal mondo digitale per ritrovare il senso di comunità

Federico Bastiani
Di Federico Bastiani
Sono giornalista pubblicista, nato nel 1977 a Pisa e laureato in Economia aziendale. Ho scoperto la passione per il giornalismo dopo un viaggio a Buenos Aires e l’incontro con le Madri di Plaza de Mayo. Da quel momento non ho più smesso di scrivere collaborando con varie testate. Sono startupper (cofondatore di emotID), collaboratore dell’economista Loretta Napoleoni e soprattutto babbo di Matteo e Noah. Sono anche l’agente letterario dell’esploratore inglese George Meegan (La Grande Camminata, Mursia, 2012). Nel 2010 ho curato il libro edito da Rizzoli A riveder le stelle sul Movimento a Cinque Stelle. Il mio motto è “il possibile [...]
Scopri di più
Pubblicato il 06.09.2016 alle 19:00

Quando, tre anni fa, è nata l’esperienza Social street abbiamo notato subito che le parole chiave che stavano alla base di tutto erano fiducia e gratuità. Fiducia verso il vicino di casa, gratuità nel fare qualcosa per chi abita nella tua strada… Il tutto finalizzato a creare senso di comunità e appartenenza. Il cuore del progetto, seppur nato online (gruppi chiusi su Facebook), trova la sua forza nell’esperienza offline. Ecco perché abbiamo sempre rifiutato proposte (app dedicate, web ecc) che migliorassero l’esperienza online, perché c’è sempre più bisogno di fare un passo indietro nell’uso delle tecnologie e non solo la diffusione di Social Street ne è la prova (oltre 450 gruppi nel mondo e più di 70.000 persone che ne fanno parte): in Francia si diffondono i “portinai di quartieri”, nessuna app per trovare chi può farti l’orlo al pantalone, si scende in strada e si va a parlare con il proprio portinaio di strada che conosce tutti e sa dirti a che civico abita una sarta in pensione che può aiutarti.

Sulla stessa filosofia è nata BNI (Business Network International) fondata nel lontano 1985 dall’americano Ivan Misner. Questo signore perse il suo principale cliente e quindi decise di cercare nuove opportunità sfruttando i propri contatti, il passaparola, un metodo vecchio come il mondo che però lui ha pensato bene di strutturare.

Il metodo è molto semplice: un gruppo di professionisti (dai 20 ai 40 di media) con all’interno solo una professione rappresentata per evitare la concorrenza. Gli incontri si svolgono settimanalmente fra le 7 e le 9 del mattino, presentandosi, illustrando i propri progetti e si referenziano delle persone nel gruppo creando opportunità.

Il vero network, non dimentichiamolo, nasce per strada

 

Se ad esempio sono un giornalista che ha bisogno di un sito web, nel gruppo esiste un web designer al quale procurerò del lavoro. A sua volta il web designer, grato per l’opportunità che gli ho procurato, mi potrà mettere in contatto con un suo amico che ha una startup che ha bisogno di un ufficio stampa, e così via. Il passaparola organizzato basato sulla fiducia ha generato 7,7 miliardi di referenze nel mondo nel 2015 con un fatturato di 8,5 miliardi di euro. BNI ha 200.000 membri strutturato in 7000 gruppi in 69 paesi nel mondo, 4500 membri solo in Italia divisi in 147 gruppi in 66 province in Italia e sono in costante crescita.

L’ultimo nato è il “capitolo Felsinea”a Bologna. Anche il successo di questo progetto dimostra come sia sempre più necessario fare un passo indietro per andare avanti altrimenti non si spigherebbe come mai nell’epoca di LinkedIn, delle “referenze virtuali” a portata di click, sia necessario darsi appuntamento una volta a settimana in un hotel per parlarsi, raccontarsi, condividere, costruire legami di fiducia, relazioni che possono generare opportunità lavorative/professionali.

Lo stesso avviene per Social street: perché chiedere ai vicini di casa quale sia il ristorante più economico in zona quando è possibile accedere a Tripadvisor ed avere migliaia di feedback? Perché nel mondo delle app che ufficialmente sembra essere in crisi manca una cosa che non potrà mai essere sostituita dalla tecnologia: la fiducia che deriva dalla conoscenza diretta reciproca che si costruisce con il tempo, tutte cose che le tecnologie non potranno mai sostituire.

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