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essere persona empatica
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Empowerment

L'empatia è il segreto del successo in tutti i tipi di relazione

Claudio Gagliardini
Di Claudio Gagliardini
Nato a Roma nel 1970, manca per pochi decenni la natività digitale, ma recupera con insospettabile freschezza alla fine degli anni ‘90 dopo numerose esperienze in ambito turistico-ricettivo, in giro per l’Italia. Il demone del web s’insinua in lui agli esordi della Rete nel Bel Paese, fino a diventare una professione, con l’avvento dei media sociali e del web 2.0, che integra l’impegno sino a quel momento speso in comunicazione e marketing per-digitali. Oggi è consulente, formatore e relatore in marketing e comunicazione, con particolare specializzazione sui social media e sulle opportunità offerte dalla Rete. Socio e co-fondatore di seidigitale.com [...]
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Pubblicato il 27.03.2017 alle 14:30

Migliorare i rapporti con le persone non è mai semplice, men che meno sul lavoro. Che siamo dipendenti, manager, clienti, fornitori, partner o stakeholder di qualsiasi natura, far funzionare bene i rapporti e le relazioni richiede impegno, disponibilità e un piccolo grande segreto: empatia.
Cosa serve davvero per andare d’accordo con le persone e per far funzionare le nostre relazioni? Qual è il segreto di quelle rarissime persone che non litigano mai con nessuno e che riescono a far funzionare i loro rapporti con tutti, sul lavoro come nella vita privata? Perché, invece, alcuni proprio non ce la fanno e continuano a intossicare la propria e l’altrui vita con ogni genere di screzio, dissidio e malumore?
Come spesso accade, quando si cerca il bene è necessario partire dal male. La cura non può prescindere dalla malattia, infatti, e se cerchiamo le origini del bene occorre dunque iniziare dal male. Probabilmente addirittura dal male assoluto. La scena è quella del Processo di Norimberga, quando davanti ai giudici del del Tribunale Militare Internazionale (IMT) comparvero i vertici del regime nazista, per rispondere dei loro crimini di guerra.
A prestare assistenza agli imputati c’era allora lo psicologo Gustave M. Gilbert al quale fu chiesto quale fosse l’idea che si era fatto sulla mostruosità di quegli uomini e dei loro crimini. La sua risposta fu semplice e per molti versi spiazzante: il male assoluto dei nazisti, secondo Gilbert, fu causato dalla totale mancanza di empatia.
Empatia è un termine che viene dal greco e che, tradotto letteralmente, indica la capacità di immedesimarsi con il dolore altrui, fino quasi a sentirlo dentro di sé. Questa capacità ci è data dai “neuroni specchio”, scoperti dai ricercatori dell’università di Parma negli anni ‘80 – ‘90, che riproducono nella nostra mente una sorta di “fotografia” di quello che sta provando la persona che abbiamo di fronte, per aiutarci ad entrare in sintonia e a metterci sulla stessa lunghezza d’onda.
Come molte altre doti e qualità dell’uomo, questa capacità, che è scritta nel nostro DNA, non è da tutti assecondata nella stessa misura, tanto che non è difficile accorgersi quasi da subito, a pelle, se c’è sintonia con chi abbiamo di fronte oppure no.
Ovviamente ci sono molti fattori che influiscono su questa capacità. Anche i più empatici, i più sensibili, talvolta alterano la loro reazione per rabbia, paura, stanchezza, tanto da non sembrare più gli stessi anche a chi ha di loro una conoscenza profonda.
L’olocausto, la guerra, le torture e le molte altre follie dei nazisti apparvero dunque a Gustave M. Gilbert una clamorosa e collettiva mancanza di empatia, ma basta confrontarsi con la realtà di ogni giorno, per comprendere quanto questa dote sia aalla base del funzionamento dei rapporti tra le persone, se non addirittura tra tutti gli esseri senzienti.
Vi ricordate quando da ragazzini giocavamo con gli altri e gridavamo “specchio riflesso!”, mettendo avanti le mani come a sorreggere appunto uno specchio, per ritornare all’altro tutto quello che la sua fantasia ci scagliava contro? Ecco, l’empatia funziona così, ma al contrario. Ogni volta che abbiamo davanti a noi una persona, le sue azioni, il suo stato d’animo, il suo essere si riflette in qualche modo e misura in noi, determinando una reazione, che tanto più sarà capace di generare armonia quanto più sarà capace di immedesimarsi e di entrare in sintonia.
Eccolo dunque il segreto del successo nelle relazioni: l’empatia! Una dote naturale che dobbiamo imparare a coltivare e ad assecondare, piuttosto che a combattere. Ma perché a volte la combattiamo? Per orgoglio? Per timidezza? Per paura di stabilire un contatto troppo intimo? Per paura di mostrarci per quello che siamo?
Le cause sono molte e le circostanze influiscono in modo pesante, determinando ogni volta un atteggiamento differente, anche nelle persone dotate di grande coerenza e di una personalità ferma e ben definita. L’empatia è una melodia che non sempre riusciamo a far risuonare, ma è tra le pochissime doti naturali che ci permetterebbero di essere sempre in armonia con gli altri.
Coltivarla non è semplice, perché nel corso della nostra esistenza facciamo di tutto per trovare noi stessi, mentre la magia messa in atto dai neuroni specchio ci costringe ad accantonare l’io per immedesimarci nell’altro, guardando le cose con i suoi occhi e mettendo i piedi nelle sue scarpe, comode o strette da far venire il mal di testa che siano.
Un vero percorso di crescita personale non può tuttavia fare a meno di confrontarsi con l’empatia, fino a scoprire che, a differenza da molte altre capacità degli uomini, il suo esercizio è soggetto a una regola ferrea e imprescindibile: nel gioco dei neuroni specchio non è ammessa finzione o strategia, perché solo un’immedesimazione genuina e disinteressata è in grado di far funzionare davvero le cose tra le persone.
Giù la maschera, dunque, se vogliamo davvero sfruttare il nostro superpotere di veri esseri umani. Che abbiamo di fronte a noi il nostro capo, un nostro dipendente o collaboratore, un nostro cliente o fornitore, un amico, un parente, un conoscente o addirittura un perfetto sconosciuto, la formula segreta dell’armonia e del successo della relazione è tutta nel lavoro discreto dei neuroni specchio, cui non dobbiamo mai negare la nostra collaborazione, se vogliamo che le cose vadano per il verso giusto.

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