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Empowerment

Le relazioni sono al centro della tua vita professionale: 5 consigli per coltivarle

Lorenzo Cavalieri
Di Lorenzo Cavalieri
Fondatore e Direttore di Sparring, società di formazione e consulenza che diffonde la cultura della buona vendita: allenamento, semplicità, emozioni. Dopo un’esperienza manageriale come selezionatore e cacciatore di teste si occupa dal 2008 di sviluppo delle risorse umane, outplacement e coaching (è un coach certificato ICF). Da specialista di orientamento nel mondo del lavoro cura per scuole, università e business school progetti di promozione di un approccio imprenditoriale al lavoro. Ha raccolto la sua visione del nuovo mondo del lavoro nel libro “Il lavoro non è un posto”. Precedentemente aveva pubblicato “Mi vendo bene ma non sono in vendita” e “Vendere [...]
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Pubblicato il 04.07.2018 alle 13:11

Coltivare un network di relazioni per aumentare le proprie opportunità di lavoro e carriera non sempre coincide con lo stare piacevolmente in compagnia di altre persone. Secondo alcuni, anzi, se ci divertiamo troppo a fare networking significa che non lo stiamo facendo bene. Coltivare relazioni non significa chiacchierare solo con chi ci sta simpatico: significa anche frequentare riunioni noiose, sacrificare davanti al pc minuti preziosi del nostro tempo libero, inseguire persone non sempre ben disposte, fare il primo passo per ricucire rapporti deteriorati, prendere porte in faccia. Ci vuole metodo e fatica, anche per i caratteri più solari e compagnoni.
Di seguito una serie di suggerimenti strategici per valorizzare e sviluppare il nostro network professionale.
Mettere al centro gli altri.
La regola sacra del networking è la seguente: «Quando incontri qualcuno, prima di chiederti cosa può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per lui». In quest’ottica stringere relazioni significa prima di tutto portare valore agli altri. Significa inoltrare annunci di lavoro, segnalare opportunità di business, presentare possibili partner, scrivere lettere di referenze, prestare strumenti di lavoro, suggerire contenuti. I più abili costruttori di relazioni sono soprattutto dei «facilitatori»: mettono in contatto le persone, organizzano incontri. Più questi «favori» sono spontanei e non richiesti, più generano sentimenti di riconoscenza e impegno alla reciprocità.
Fare manutenzione del network.
Il nostro network ha bisogno di manutenzione continua. Non possiamo svegliarci solo quando decidiamo di cambiare lavoro o vediamo calare il nostro fatturato. Perché ci diano opportunità, le relazioni devono essere vive, e per esserlo devono poggiare su una continuità di contatti. Solitamente investiamo in relazioni solo nel momento del bisogno, se non addirittura in quello della difficoltà. Quando gli affari vanno meglio sentiamo di non aver bisogno degli altri, ci chiudiamo nei nostri interessi. Paradossalmente sarebbero invece proprio questi i momenti in cui dare maggiore impulso al networking. Se il nostro lavoro ci soddisfa, infatti, siamo più liberi e creativi, più capaci di trasmettere agli altri energia positiva e idee.
Fare network in contesti offline.
Il diffondersi straordinario dei social network e l’evoluzione delle tecnologie di comunicazione ci potrebbe indurre a ritenere che la nostra poltrona sia il miglior luogo possibile per fare networking. È vero solo in parte. I canali canonici dell’associazionismo, dei meeting, delle riunioni tematiche, dei circoli sportivi, ricreativi e culturali sono efficaci come sempre. La relazione diventa viva quando ci presentiamo in carne e ossa. Non è detto che il miglior modo di generare relazioni professionali sia quello di frequentare associazioni di categoria o gruppi fondati su un comune denominatore professionale. Talvolta questi ambienti generano comportamenti competitivi e ansie da performance. A volte diamo il meglio di noi stessi in ambienti completamente slegati dalla nostra attività lavorativa (sport, cultura, volontariato), dove la nostra personalità può esprimersi liberamente. Da questo punto di vista sarebbe buona norma quella di darsi un budget mensile di ore dedicate al «networking in carne e ossa».
Non sottovalutare i piccoli gesti.
Il «coltivatore di relazioni» investe in piccoli gesti: si congratula con te per i tuoi successi (una promozione, l’acquisizione di un cliente importante, la pubblicazione di un articolo, l’invito a parlare a un congresso prestigioso), illustra il suo «mi piace» spiegando perché gli è piaciuto il tuo post, ti invia una email di ringraziamento il giorno dopo averti conosciuto, ti invia un biglietto, un sms o un piccolo omaggio per le festività o in occasione di una ricorrenza importante (per te e/o per lui). Il «coltivatore di relazioni» sa quanto sia importante rivedere una persona dopo un anno e ricordare perfettamente la conversazione dell’anno precedente: argomenti, commenti, sfoghi, storie personali, nomi di figli e luoghi di villeggiatura. Per non doversi basare solo sulla propria memoria, il «coltivatore di relazioni» ha un file o un quaderno dove appunta note e dettagli.
Fissare degli appuntamenti.
«Il coltivatore di relazioni» invia una volta alla settimana una email o una richiesta di contatto a vecchi amici o conoscenti che non sente da anni. Fissa almeno un appuntamento al mese (per riuscirci deve fare mediamente cinque inviti) con un professionista che non ha mai incontrato di persona ma con cui è in contatto sui social network. Prima di una trasferta convoca tutti i conoscenti che abitano nella città che sta per raggiungere in modo da riempire di novità le pause pranzo e quelle per il caffè.
Chi va in cerca degli altri si prende delle belle soddisfazioni, ma anche incomprensibili silenzi e porte in faccia. È naturale che ogni tanto possa subentrare un pizzico di frustrazione: «Ma perché devo essere sempre io a bussare?». E allora vale sempre la pena darsi la risposta: solo se busso posso scoprire se c’è qualcuno che può rendere più ricca e stimolante la mia vita professionale.

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